Figli e figliastri
Ho sempre pensato che il nostro legislatore abbia, nel tempo, “favorito” la posizione del lavoratore dipendente rispetto a quella del lavoratore autonomo.
Cassa integrazione, malattia, gravidanza, ferie pagate, indennità di disoccupazione, ecc., mi sono sempre sembrati strumenti di “maggior favore” accordati ai dipendenti, mentre agli autonomi non restava che “contribuire”, con le proprie tasse, al mantenimento di questi “privilegi” di cui, diciamoci la verità, oggi si fa uso e abuso.
Poi, ad un certo punto, il sistema socio-politico si ricorda che esistono anche i lavoratori autonomi, li chiama “popolo delle partite IVA”, riconoscendo intanto, bontà sua, il “diritto all’esistenza” e comincia a pensare a provvedimenti che pareggino le loro posizioni rispetto a quelle dei “figli prediletti” (i lavoratori dipendenti).
E così, secondo le previsioni della Legge di Stabilità 2016, gli autonomi potranno detrarre spese di formazione fino a 10.000 Euro annui (vi prego, ditemi che ci sono professionisti che spendono 10.000 euro all’anno in formazione, perché io non ne conosco nessuno), e potranno finanche ammalarsi di cancro, considerato che si avrà la possibilità, in caso di malattia oncologica, di non versare i contributi previdenziali. Per un periodo di 2 anni. Al termine dei quali, bisognerà comunque versare (a rate) quanto non corrisposto nei due anni precedenti. Sempre che i clienti non si siano, nel frattempo, rivolti altrove. E sempre che, nel frattempo, non si sia passati a miglior vita.